di Alessio Palmero Aprosio
Continua il racconto matematico in n puntate.
Capitolo uno
– Ciao, io sono Andrea.
Andrea si era avvicinato a una ragazza che sembrava, come lui, in attesa. Entrambi sostavano davanti all’ingresso del Dipartimento di Matematica dell’Università.
– Anche tu iscritta a matematica? – proseguì lui.
La ragazza alzò lo sguardo un po’ spaventata e sorrise.
– Sì. Si vede tanto, eh? Mi chiamo Giulia. Mi fa piacere sapere di non essere l’unica persona iscritta a questo corso. Sei anche tu iscritto a matematica, immagino.
– Proprio così. Anche a me fa piacere non sentirmi solo. È da tanto che sei qui ad aspettare? Credo che le lezioni inizino alle undici e un quarto.
– Così tardi? Ma sul sito internet c’era scritto alle undici.
– Sì, ma c’è il quarto d’ora accademico.
– E che cosa è?
– Una sorta di “pausa”. In realtà le ore sono da 45 minuti, quindi la lezione inizia alle 9,15 e finisce alle 10.
– Ah, capisco, molto meglio all’inizio, il quarto d’ora, così si dorme un po’ di più. – e sorrise – Dovrebbero accantonare all’inizio tutte quelle della giornata, così dormiremmo un sacco in più. – disse per rompere il ghiaccio. E forse c’era anche riuscito – Di dove sei?
– Provincia di Verona, vivo qui in un appartamento. Tu di dove sei?
– Io di Mantova, non siamo molto distanti.
– Vero: una passeggiata. Che ne diresti di fare un giro nella biblioteca del Dipartimento? Sono solo le nove meno un quarto. Giusto per passare il tempo, così vediamo anche quanti libri ci sono dentro.
– Ma sì, dai: aspettare qui mi mette solo tensione.
La biblioteca era al secondo piano del Dipartimento. Appena entrarono videro un ragazzo che stava parlando con il bibliotecario.
– Mi saprebbe dire che giorno è oggi? – disse il ragazzo.
– Come sarebbe a dire… che giorno è oggi? – rispose il bibliotecario
– Sì, lunedì, martedì, mercoledì…
Il bibliotecario sorrise sotto i baffi e disse:
– Quando l’altro ieri era domani, oggi era distante da mercoledì come oggi sarà distante da mercoledì quando dopodomani sarà ieri.
Il ragazzo rimase sconvolto, e se ne andò a testa bassa.
– Ma come? Non ha nemmeno reagito? – disse Andrea
– Probabilmente sa che il bibliotecario è particolarmente… strano! – rispose Giulia
– Facciamo che allora lo chiedi tu il numero di libri che hanno?
– Perché dovrei farlo io?
– Perché lui è uomo e tu sei donna, sicuramente se lo dice a uno solo dei due, quell’uno sei tu.
– Forse hai ragione. Allora provo?
– Vai e distruggi! Al massimo usciremo di qui senza sapere quanti libri ci sono.
Giulia si diresse verso il bibliotecario, voltandosi di tanto in tanto verso Andrea, che la sosteneva moralmente.
– Buongiorno, – disse il bibliotecario – anche lei qui per una domanda stupida?
– N-no… sono una nuova iscritta a matematica e volevo solo chiederle quanti libri ci sono in questa biblioteca.
– Ma certo! E io sono qui per dare i numeri, vero?
– Non intendevo dire questo. – Giulia era già nel panico – Volevo solo chiedere un’informazione.
– Be’, se crede che io dia i numeri, allora li dò veramente. Le dico che 5.204 volumi sono in lingua inglese, 4.560 hanno la copertina rossa e 8.527 sono stati acquistati negli ultimi 10 anni. Inoltre 1.436 sono in inglese, hanno la copertina rossa, ma non sono degli ultimi 10 anni; 1.110 sono in inglese, acquistati negli ultimi 10 anni, ma non hanno la copertina rossa; 1.320 sono rossi, degli ultimi 10 anni, ma non in inglese; solamente 57 sono rossi, in inglese e sono stati acquistati negli ultimi 10 anni.
Giulia fece la stessa faccia del giovane di prima e ritornò da Andrea.
– Help! – disse lei
Andrea sorrise e aggiunse:
– Dai, in fondo è stato divertente, no?
– Per niente! – tuonò Giulia.
– E poi ho visto che si può calcolare quanti libri ci sono.
– E come fai?
Già, come fa? E, soprattutto: che giorno è?